Battesimo del Signore

10-01-2021

OMELIA
Battesimo del Signore
Andria, 10 gennaio 2021
Letture:
Is 55,1-11
Cantico da Is 12,2-6
1Gv 5,1-9
Mc 1,7-11

Carissimi fratelli e sorelle,
Quella di oggi è la terza manifestazione di Gesù; la prima fu a Betlemme, ai pastori, gente semplice, umile, povera; la seconda ai magi, sapienti, gente che veniva da lontano, assetata di verità; la terza oggi, al Giordano, alla folla. Finalmente Gesù, Parola di Dio al mondo, si manifesta a tutti, diventa un fatto di popolo, di massa, possiamo dire. Però tra la seconda e la terza manifestazione – nel nostro calendario sono passati appena pochi giorni – nella sequenza dei fatti raccontati dai vangeli, invece, sono passati ben trent’anni. Infatti Gesù ha trascorso i primi trent’anni della sua vita in maniera, potremmo dire, assolutamente anonima, confuso tra la gente a Nazaret e quei trent’anni ci danno un grande insegnamento: Gesù non aveva fretta, aveva una missione da compiere, certo, però la sua missione l’ha svolta in appena tre anni, cioè in rapporto da uno a dieci, tre anni di vita pubblica, trent’anni di vita nascosta; i Vangeli non ci dicono proprio niente di questi anni, è il vangelo non scritto.
Perché questo silenzio? Certo ha grande valore e lascia un grande insegnamento, a noi che a volte siamo inguaribilmente malati di fretta, che vogliamo cambiare il mondo da un giorno all’altro e se poi non ci riusciamo, ci lasciamo andare a crisi depressive o crisi d’isterismo che facciamo poi ricadere sugli altri. Gesù è stato tranquillamente trent’anni in silenzio, confuso tra la gente, per farci capire che la missione di salvare il mondo non si fa necessariamente con le prediche, con i miracoli o cose straordinarie; il mondo si salva, si cambia con la vita normale, concreta, di tutti i giorni, vita che Lui ha fatto per trent’anni; il mondo si cambia  con il lavoro quotidiano, laddove noi cristiani, confusi tra la gente, immersi nella storia di tutti i giorni, portiamo, con il comportamento, con quello che facciamo, o che non facciamo, la novità nella quale crediamo, quella del Vangelo. Perciò, se manca l’impegno quotidiano, ordinario, se manca quello, è inutile poi aspettare prodigi e miracoli per cambiare le cose, non cambierà mai niente, fino a che non cambiamo noi e cominciamo ad essere gente che nella vita di tutti i giorni porta davvero la novità del Vangelo.
E veniamo all’episodio di oggi, il Battesimo al Giordano. Dicevo, è la terza manifestazione di Gesù; questa volta Gesù è sulle rive del Giordano e con il suo comportamento lascia un po’ stupito Giovanni Battista; gli altri evangelisti ci informano sul fatto che Giovanni non voleva battezzare Gesù, sapendo bene che non aveva peccati da farsi perdonare, non aveva conversioni da fare. Eppure Gesù compie un gesto di altissimo valore: si mette in mezzo ai peccatori, confuso tra di loro, come uno di loro, Gesù non si vergogna di chiedere quel gesto di purificazione.
Gesù non si è vergognato di stare in mezzo ai peccatori e di aspettare pazientemente il suo turno. É un gesto di altissima solidarietà; il messaggio è chiaro per noi: Il mondo si cambia nel momento in cui ciascuno di noi si abbassa, si mescola, accetta la propria realtà di uomo debole e peccatore e inizia a compiere un cammino di conversione. Il mondo non si cambia, con un tocco di bacchetta magica, né con leggi e decreti, il mondo si cambia nella misura in cui cambio io, cambiamo noi, dentro. Ecco perché Gesù si è confuso tra i peccatori, per farci capire che quella è la strada, non saranno mai i potenti, i grandi, i forti, le leggi a cambiare il mondo, ma gli umili, i poveri, coloro che non hanno nessuna pretesa di influire sugli altri, ma che pensano soltanto a fare pazientemente, seriamente, coerentemente il proprio dovere, giorno per giorno.
Gesù si è messo in mezzo ai peccatori, non si è scelto il vicino, non ha fatto a gomitate per arrivare prima, si è fatto Lui vicino ai peccatori. Quante cose abbiamo da imparare da questo divino Maestro! E, dunque, tornando al racconto, quando Gesù compie questo gesto di estrema solidarietà, ecco che una voce dal cielo, la voce di Dio Padre gli dice: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”, traduciamo quelle parole: Dio Padre dice al Figlio: “Bravo, Gesù, hai cominciato proprio bene! Così devi fare! Questa è la strada!”. Gesù cioè è stato in quel momento avvalorato da Dio Padre per la sua scelta di solidarietà con l’umanità peccatrice.
Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto. Sono fiero di te”, dice Dio a suo Figlio. Potrebbe Dio dire le stesse cose di me, di noi? Non lo so, ma ho paura di no. La sera, quando andiamo a letto e chiudiamo la giornata, se qualche volta riusciamo a fare un po’ di esame di coscienza, proviamo a farci questa domanda: che direbbe Dio a me stasera? Mi potrebbe dire quello che diceva a Gesù: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”? Oppure Dio mi potrebbe dire: “Figlio mio, che hai combinato oggi?”.
Noi siamo intorno all’altare. Attraverso l’ascolto della Parola e nutrendoci del Pane che Lui ci dà noi possiamo e dobbiamo aspirare a provare questa intima gioia, sentirci dire da Dio le stesse parole che disse a Gesù al Giordano: “Figlio mio, sono fiero di te”.