Letture:
Is 11,1-10
Sal 71
Rm 15,4-9
Mt 3,1-12
Carissimi fratelli e sorelle,
Vorrei raccogliere dalla parola del Signore alcuni spunti per la nostra riflessione. Cominciamo dalla prima lettura: il profeta Isaia ci ha invitati a sognare perché ci ha fatto vedere i tempi del Messia come tempi nei quali dovrà accadere qualcosa che darà immensa gioia a tutti, cambiando il volto della terra.
Sia ben chiaro, però, non è che il Signore ci invita ad essere dei sognatori, ma la Parola di Dio ci invita a sognare perché se lo stesso sogno lo facciamo tutti insieme vedrete che alla fine questo sogno si avvera. Di quale sogno stiamo parlando? Rileggiamo quello che ci ha detto il profeta: “…il lupo dimorerà insieme con l’agnello…”. Avete mai visto voi un lupo che dimora con l’agnello? Da che mondo e mondo il lupo non dimora con l’agnello, ma lo calpesta, lo uccide, lo sbrana. “… la pantera si sdraierà insieme al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà”. Ecco il sogno. Sono presentati degli animali, alcuni feroci e altri pacifici ma, contrariamente a quello che avviene sempre, gli animali feroci non sbranano quelli pacifici ma stanno tranquillamente insieme e ancor di più, e qui il sogno diventa davvero estremo, un fanciullo sta insieme a loro senza paura.
Comprendiamo la forza delle immagini, la forza del sogno! Noi viviamo in un mondo in cui i lupi continuano tranquillamente a calpestare e a uccidere gli agnelli, un mondo in cui tanti piccoli vengono letteralmente distrutti dalla ferocia, da tanta cattiveria, un mondo in cui tanti innocenti pagano per colpe non loro. Quando finirà questa storia? Finirà un giorno o sarà sempre così? La Parola di Dio ci dice che finirà. Certo, i verbi sono al futuro, ma quando si realizzerà questo futuro? Ci vien voglia di dire: “Gesù è venuto da duemila anni, è possibile che non cambia mai niente?”.
Intanto non è vero che non cambia niente: c’è tanto bene, grazie a Dio, c’è tanto buon cuore in tanta gente dove meno ce lo aspettiamo. Ma, si sa, il male fa più notizia, fa più rumore; il bene è silenzioso ma c’è, eccome che c’è! Ma vien da chiederci: come mai l’umanità non è ancora riuscita a veder realizzato in pieno questo sogno? Il motivo è semplice: non dipende mica solo dal Signore; sarebbe troppo comodo che viene Gesù con una bacchetta magica a cambia tutto. Magari fosse così! Il Signore non agisce attraverso procedure di carattere magico, il Signore conta sulla nostra responsabilità, sulla nostra collaborazione. Non cambia nulla e non cambierà mai nulla se noi non cambiamo; è inutile aspettare che il mondo cambi; io devo cambiare, io devo smettere di fare il lupo per tante volte che l’ho fatto con gli altri; io devo smettere di essere violento, di essere bugiardo, di compiere il male, di essere superficiale. Diciamoci con coraggio che noi siamo la causa della nostra rovina e corriamo tranquillamente su questa strada, poi capita una tragedia che ci scuote e allora tutti quanti rientriamo in noi stessi e diciamo: “Ma dove stiamo andando? Dove si va, andando avanti così?”
Noi questi sogni caparbiamente, cocciutamente, direi, dobbiamo continuare ad averli nel cuore! Guai se non li abbiamo, guai! Guai se smettiamo di sognare queste cose che la parola di Dio oggi ci ha detto ancora una volta. Il fatto che il Signore ce lo dice ancora vuol dire che Lui non si è stancato di noi, vuol dire che nonostante tutto Lui ha fiducia in noi.
La seconda riflessione ci viene dalla lettera di san Paolo: “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi per la gloria di Dio”. Accogliersi gli uni gli altri che cosa vuol dire? Vuol dire accettarci gli uni gli altri così come siamo; siamo tutti della stessa pasta, quindi è inutile che ci mettiamo a fare le ripartizioni, i buoni e i cattivi, i migliori e i peggiori, i santi e i diavoli, siamo tutti uguali e per questo ci dobbiamo accogliere, perché se ci accogliamo ci aiutiamo a migliorare ma se alziamo muri, barricate, se scaviamo fossati di rifiuto e di rigetto reciproco, allora è chiaro che tutto diventa più difficile. Accogliamo, carissimi, l’invito del Signore: “Accoglietevi gli uni gli altri”. Sopportiamoci, perdoniamoci, aiutiamoci a migliorare, non giochiamo allo sfascio, per favore, anche quando ci sono momenti difficili non giochiamo allo sfascio ma lasciamoci toccare dalla parola del Signore che ci invita, nonostante tutto, alla speranza e alla fiducia.
La terza riflessione la cogliamo nel Vangelo: san Giovanni Battista che in riva al Giordano invitava alla conversione: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino”. Come dobbiamo interpretare questa parola: è vicino? É come dire che il regno di Dio è a portata di mano, se solo lo vogliamo. E il regno di Dio, ci ha detto il salmo responsoriale, è regno di giustizia e di pace. Proviamo a chiederci: Perché non c’è giustizia, perché non c’è pace? Perché c’è tanto dolore, tanta sofferenza? Il motivo è uno solo: perché non regna il Signore nella nostra vita; regnano le nostre passioni, regna l’egoismo, qualche volta regna la superficialità, la leggerezza e allora è chiaro che succede di tutto. Convertitevi – dice Giovanni – perché il regno di Dio è vicino. Gesù è in mezzo a noi da duemila anni; noi diciamo durante l’Avvento: “Vieni, Signore”, e io mi immagino Gesù che risponde; “Ma io sono già venuto, siete voi che dovete aprire la porta del vostro cuore alla mia Parola, che è parola di salvezza, di grazia, è Parola di perdono, di vita. Io sono già in mezzo a voi, siete voi che dovete venire da me”.
Bisogna accogliere Gesù, accogliere la sua grazia, cambiare vita, perché “convertirsi” questo vuol dire: cambiare. Raddrizzate i suoi sentieri, dice Giovanni Battista, raddrizzate le cose storte. Guardiamoci dentro con estrema sincerità: quante cose storte ci sono nella nostra vita, nella vita personale di ciascuno di noi, quante cose sbagliate nella vita di relazione, nel lavoro, nelle amicizie, nella gestione del tempo libero, nella gestione del divertimento, quante cose sbagliate! Coraggio, decidiamoci a cambiare certi stili di vita, anche se questo costa un po’ di sacrificio. Credo che veramente il Signore in questo momento stia parlando al nostro cuore e lasciamo che continui a parlare, e fra poco intorno all’altare diventerà preghiera, supplica, invocazione, progetto di vita, decisione, perché no, diventerà anche sogno, diventerà dono.