Omelia ordinazione episcopale di Mons. Giovanni Massaro

OMELIA
ORDINAZIONE EPISCOPALE DI
S.E.MONS. GIOVANNI MASSARO
VESCOVO DI AVEZZANO
Andria, 21 settembre 2021
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Letture:
Ef 4,1-7.11-13
Dal Sal 18 (19)
Mt 9.9-13

 

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Carissimi Confratelli nell’episcopato,
Carissimi confratelli presbiteri, religiosi e diaconi,
Carissimo don Gianni,

La pagina evangelica che abbiamo appena ascoltato ci ha raccontato in poche battute la chiamata di Matteo. È lui stesso che scrive, attingendo certamente a suoi ricordi. Il racconto non si dilunga nel descrivere particolari di contorno, ci dice l’essenziale quasi con parole misurate. E suggerisce a noi tante riflessioni che ben si collegano alla circostanza che ci vede qui riuniti in preghiera stasera. Penso che potremmo mettere a fuoco quattro passaggi.

Il primo: “Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte”. Tutto cominciò con uno sguardo: lo sguardo di Gesù che si posò su quest’uomo che svolgeva addirittura un mestiere ignobile: riscuotere tasse per conto dei romani che, come sappiamo, erano una forza di occupazione nella Palestina di quel tempo. Se ci pensiamo bene, carissimi, è così per tutte le chiamate del Vangelo, per tutti noi, per te, caro don Gianni. Si tratta di un disegno misterioso che di certo in quel momento non fu compreso da Matteo. C’era questo maestro, Gesù, che da qualche tempo faceva parlare di sé per alcuni gesti straordinari che compiva e per i discorsi forti che teneva alla gente. Aveva già chiamato a sé alcuni pescatori, ora chiama lui. Son passati secoli, millenni e Gesù non ha mai smesso di chiamare. Gesù fissò lo sguardo su di lui, e per Matteo quello sguardo, prima ancora che le parole che poi avrebbe udito da Lui, fu come un fulmine che determinò una svolta forte della sua vita. In questi giorni, caro don Gianni, lo sguardo di Gesù si è posato su di te e, come per Matteo, sta chiamando te a lasciar tutto e a seguirlo per guidare la Chiesa di Avezzano. Perciò innanzitutto vorrei esortarti a non smettere mai di stupirti dinanzi al mistero della tua chiamata e, nel contempo, non smettere mai di lasciarti soggiogare dallo sguardo amorevole ed esigente di Gesù, maestro e signore della tua vita, come della vita di ciascuno di noi. Certo, questa volta, rispetto a quelle precedenti, è una chiamata che ti chiede davvero, come per Abramo, di lasciare la terra e la casa di tuo padre, la Chiesa che ti ha generato alla fede e al ministero presbiterale, per andare a guidare un’altra Chiesa. Ma tu, come in tutte le altre volte, hai detto il tuo sì generoso e totale.

Il secondo passaggio: prosegue il racconto di Matteo: “Gli disse: Seguimi”. È quello che è successo a te, caro don Gianni alcuni giorni fa, quando nella chiamata del Santo Padre, Papa Francesco, da te assolutamente inaspettata, hai percepito la chiamata del Signore a seguirlo su strade nuove, diverse da quelle che hai attraversato finora. Il Signore, dopo averti chiamato alla vita attraverso l’amore dei tuoi genitori; dopo averti chiamato alla fede attraverso la testimonianza di fede della tua famiglia e della chiesa nella quale hai ricevuto e celebrato i sacramenti; dopo averti chiamato attraverso il ministero presbiterale a servire la tua Chiesa di origine con una molteplicità di servizi, ora ti ha chiesto di seguirlo su altre strade, quelle della Marsica, per servire con la tua guida pastorale la comunità che lì si raduna. E tu, ancora una volta, hai detto il tuo sì. Attraverso il servizio presbiterale che hai esercitato sempre con generosità e dedizione encomiabile, il Signore ti ha preparato a questa nuova chiamata, da te certo inattesa, ma nel cuore e nella mente di Dio era scritta da sempre. Seguimi! ti dice dunque oggi il Signore, sommo pastore, segui i suoi passi, segui i suoi esempi di vita, segui i suoi insegnamenti, segui il suo stile, segui il suo modo di percorrere instancabilmente le strade della Galilea e della Giudea con un solo grande desiderio: annunciare con le parole, con i gesti e con tutta la vita il Regno di Dio, che è regno di amore e di pace per tutti, ma proprio tutti, non solo di quelli che ci girano intorno.

Il terzo passaggio: “Si alzò”. È quello che stai facendo tu in questi giorni: ti sei alzato dalle tue consolidate abitudini di vita e di ministero a servizio della Chiesa di Andria e ti stai disponendo ad andare dove Lui ti ha mandato. In questa espressione: “si alzò” io vi leggo tutta una serie di scelte di vita che ti stanno impegnando in questi giorni e che certamente ti impegneranno ancora a lungo: alzarsi dalla propria terra, dagli affetti più cari della tua famiglia e degli amici di sempre, i tuoi confratelli nel ministero, dalla Parrocchia che da pochi mesi il Vescovo ti aveva chiesto di servire e che, come sai bene, si accingeva ad affidarti col mandato pieno di Parroco; alzarti insomma dalla tua Chiesa e dalla tua città, che per tanti anni hai amato e servito in tante forme e sempre con impareggiabile generosità. Alzarsi vuol dire obbedire alla divina chiamata, senza chiedere perché, significa obbedire senza se e senza ma, senza esprimere preferenze, senza porre condizioni, ma consegnandosi pienamente alla divina volontà. Alzarsi vuol dire lasciare le consolidate abitudini e accogliere volentieri il nuovo programma di vita che il Signore ha dato alla tua storia di fede e di ministero, custodendo i valori che finora sono maturati in te, ma aprendoti con pari generosità e fantasia pastorale al nuovo che ti si prospetta dinanzi, attingendo perciò lezioni non solo da quello che hai imparato, ma anche da quello che il Signore ti dirà giorno per giorno e che tu accoglierai, sempre con animo lieto, nel nuovo cammino.

E infine l’ultimo passaggio: “lo seguì”. Mi immagino lo stupore di Matteo quando si è visto chiamare da Gesù: il cuore in gola, tanti, infiniti pensieri…. Egli ha visto certamente con assoluta e inedita meraviglia il fatto che questo maestro, che lui appena conosceva e solo per sentito dire, al solo vederlo, gli abbia chiesto di seguirlo, strappandolo dal banco delle imposte, e avrà sicuramente vissuto attimi di intensa commozione. Provo ad immaginare che nel giro di qualche attimo si sarà fatto tante domande: si sarà certamente chiesto, per esempio: ma che vorrà da me questo maestro così esigente? Dove mi porterà, che sarà della mia vita? Non penso di sbagliare se dico che forse ha cominciato a capire qualcosa subito dopo, quando ha visto che questo maestro ha accolto volentieri il suo invito a sedersi a tavola da lui, insieme a tutti i suoi colleghi ed amici in quel mestiere così a dir poco discutibile. E provo ad immaginare, caro don Gianni, quante domande hanno attraversato e attraversano il tuo cuore in questi giorni. Ma la parola risolutiva è quel “lo seguì” che definisce la risposta di Matteo quel giorno e che è la tua oggi. Già glielo hai detto chissà quante volte nei tuoi dialoghi a tu per tu con Lui, fra pochi attimi glielo dirai solennemente e pubblicamente con il “sì, lo voglio”, all’inizio del rito di ordinazione.

E c’è una postilla da aggiungere, per concludere queste riflessioni, proprio a riguardo della figura di Matteo, che nella liturgia di oggi viene presentato con la duplice qualifica di “apostolo ed evangelista”. Ecco, caro don Gianni, come Matteo sei chiamato a far parte del Collegio apostolico e come Matteo sei chiamato a scrivere con la tua vita di apostolo il vangelo, sempre antico e sempre nuovo, il vangelo di salvezza e di pace che il Signore desidera far giungere a tutti nelle terre ove ti ha mandato. E che sia davvero così, caro don Gianni, tutti te lo auguriamo davvero con immenso affetto, accompagnandoti con la nostra affettuosa preghiera!
AMEN!