Omelia Celebrazione della Veglia Pasquale nella Notte Santa

30-03-2024

La veglia pasquale è sicuramente la celebrazione più bella di tutto l’anno liturgico! È il mistero centrale; dice S. Paolo nelle sue lettere: “Se Cristo non fosse risorto, vana, vuota, sarebbe la nostra fede!”. Fino a ieri sera, per tutta la Quaresima, soprattutto negli ultimi giorni della Settimana Santa abbiamo meditato il mistero della croce, della sofferenza e oggi questa celebrazione così festosa, così allegra è quasi una contraddizione. Verrebbe quasi da dire: “Noi facciamo tanta festa ma chi stava in croce ieri sta in croce anche oggi, non è cambiato niente! Perché facciamo tanta festa? Tanto la storia del mondo, comunque, è una storia di croce, è una storia di male”.

Fino a ieri sera, portando le statue della Via Crucis lungo le strade della nostra città abbiamo meditato sul mistero della croce. Adesso tanta festa, tanta gioia, il Gloria, l’Alleluia e il Cristo risorto. Che succede? Abbiamo dimenticato tutti i discorsi seri di ieri? Chiudiamo gli occhi di fronte al dolore che c’è ancora nel mondo? No! La festa che questa notte celebriamo non ci distrae dalle sofferenze del mondo, ma ci dà una risposta, una direzione. Ricordiamo le parole di Gesù dette poche ore fa sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Sembrava che il mondo finisse in quel momento e Dio, di fronte al suo figlio gemente, è sembrato sordo, assente, disinteressato come sembra sordo e assente di fronte a tanto male, a tante lacrime. Quante volte anche noi abbiamo detto o abbiamo sentito dire le parole che diceva Gesù sulla croce.

Ebbene, Dio non ha risposto in quel momento ma son bastate poche ore e la risposta di Dio è arrivata. È come se Dio in quel momento col suo silenzio avesse voluto dire a suo figlio: “Ti capisco, però, aspetta, fidati di tuo Padre e sappi interpretare il silenzio di tuo Padre come il silenzio di chi non si disinteressa di te ma ti chiede ancora un supplemento di fede e di fiducia perché è preparata la vittoria”. Ecco la risposta di Dio, la Resurrezione.

Il silenzio di Dio non è disinteresse; è invito di Dio a fidarsi di Lui. E Gesù durante la sua vita le aveva pure dette queste cose: “Il Figlio dell’uomo andrà a Gerusalemme e lì sarà arrestato, maltrattato, sarà schernito, insultato, dovrà soffrire molto e poi morire ma il terzo giorno risusciterà.” Gesù le aveva dette queste cose ma i suoi discepoli distratti non le avevano mai prese sul serio.

Nel Vangelo di questa notte c’è un particolare: quando le donne andavano al sepolcro si preoccupavano: “Ma chi ci rotolerà il masso?” Le tombe degli antichi, infatti, erano delle caverne su cui si rotolavano dei massi enormi che per spostarli era necessaria la forza di molti uomini. E invece trovarono la tomba aperta e vuota, rotolato via il masso, due uomini di bianco vestiti che le interrogano: “Ma perché cercate tra i morti Colui che è vivo? È risuscitato! Non è qui! Non vi ricordate che aveva detto queste cose...” e raccontano…Le donne, dice proprio così S. Luca, si ricordarono che Gesù le aveva dette queste cose ed ebbero un fremito, un impeto, corsero dagli Apostoli a raccontare la notizia: “E’ risorto! Era vero quando lo diceva, non scherzava! Non c’è più nella tomba! La tomba è vuota! Le bende sono lì a terra!”. Avevano pure pensato che qualcuno aveva portato via il corpo per ingannare! Ma a pensarci bene, avrebbero portato via il corpo togliendo prima le bende? Cristo fa più paura da risorto che non prima. Credevano di averlo eliminato dalla storia del mondo; credevano di averlo spazzato via, di averlo fatto tacere per sempre e invece Gesù aveva detto: “Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno!

E così è stato. Sono duemila anni che le sue parole percorrono le strade della nostra storia. Sono oltre duemila anni che questo annuncio viene affidato a noi perché noi per primi ce ne convinciamo e diventiamo a nostra volta annunciatori. Allora qual è il legame tra il giovedì, il venerdì santo con le tante riflessioni di questa notte? La notte che stiamo celebrando è la risposta di Dio al dolore dell’uomo, è la risposta di Dio alle contraddizioni della storia umana. La notte che stiamo celebrando è il segno che Dio non abbandona l’uomo al suo destino come non ha abbandonato Gesù nel suo sepolcro.

La nostra è una storia riscattata, redenta! Come si fa a sperare in un mondo così tristemente segnato da tanta sofferenza che sembra che vada sempre più a rotoli? No, il sepolcro è vuoto, quella tomba è vuota! E questo ci basta! Quel Cristo è risorto! È vivente! Quelle donne corsero dagli apostoli, ci dice il Vangelo, ma gli apostoli non vollero credere.

Guardate quanto è strana e misteriosa la storia della nostra fede! Gesù aveva detto agli apostoli che dovevano portare in tutto il mondo la sua Parola ed invece essi furono i primi a non credere. Pensavano che si trattasse di un vaneggiamento. Gli apostoli dissero tra di loro: “Ma queste sono matte! È risorto? Ma che scherziamo? Quando mai uno risorge? Non si è mai vista una cosa del genere!”. Certo, la verità della Resurrezione non è facile da credere possiamo avere mille motivi per negarla. Eppure la Resurrezione è la verità centrale nella fede che giunge a noi non perché qualcuno ha visto. Può sembrare strano questo, non c’era la diretta TV quando si aprì il sepolcro, per mandarla in diretta in mondovisione. Questa cosa è accaduta chissà quando, chissà come! Ma una cosa è certa: quel sepolcro è vuoto! Quegli apostoli che fino a poco tempo prima erano timorosi, paurosi, che di lì a poco diventeranno straordinariamente coraggiosi tanto da stupire. Ma questi non fuggirono la sera della croce? Non abbandonarono Gesù? Ma com’è che ora sono diventati coraggiosi? E parlano, e predicano e fanno miracoli! Si sono trasformati! Sono cambiati! Ecco il segno della Resurrezione! Uomini che credono davvero a Gesù risorto in mezzo a loro e che con questa presenza entrano nelle strade del mondo e portano un annuncio di speranza, un annuncio di vita, un annuncio che percorre le vie della storia da oltre duemila anni.

Credere nella Resurrezione non significa tanto credere in qualcosa che è accaduto nella notte tra sabato e domenica ma significa credere che Gesù è vivo! È in mezzo a noi! E se è vivo noi dobbiamo vibrare della sua presenza! Certo non lo vediamo (d’accordo!) ma non vuol dire niente! Anzi proprio perché non lo vediamo, la sua presenza Gesù l’affida ad alcuni segni: la luce (ecco questo cero con cui abbiamo iniziato la liturgia. Questa luce nelle tenebre della chiesa, alla quale luce abbiamo acceso tutti quanti le nostre luci). Questa luce che si è diffusa tra le nostre mani. E poi la Parola così abbondante, così ricca; e poi il Battesimo, l’acqua, e ancora l’Eucarestia sull’altare e il sacramento della Riconciliazione che in tanti, in questi giorni, avete ricevuto per prepararvi alla pasqua. Ecco i segni! Non vediamo Cristo, ma vediamo i segni! Chi vuol credere non ha bisogno di miracoli, ma per chi non crede non sono sufficienti né segni né miracoli. La fede è soprattutto questione di apertura del cuore che noi riusciamo ad avere di fronte al Mistero di Dio!

Ecco questa è la nostra fede! La fede in un Cristo vivente che guida i nostri passi! La fede in un Cristo vivente che è accanto a chi soffre e dice “Coraggio! Ci son passato pure io! Finisce e poi c’è la Gloria, la festa per tutti!

Viviamo così la Pasqua, con un grido di speranza che parte da quel sepolcro vuoto e raggiunge noi e fa anche di noi uomini e donne pieni di vita che testimoniano e donano la vita al mondo. AMEN!