Omelia III Domenica del tempo ordinario

24-01-2021

OMELIA
Domenica della Parola di Dio
III del tempo ordinario
Andria, 24 gennaio 2021
Letture:
Gn 3,1-5.10
Sal 24
1Cor 7,29-31
Mc 1,14-20

Carissimi fratelli e sorelle,
Oggi, ben preparate dalla bella pagina del profeta Giona nella prima lettura, ci sono state proclamate le battute iniziali del Vangelo di Marco, l’evangelista che poi ci accompagnerà per tutto questo anno liturgico. Ebbene, Marco incomincia il suo vangelo con queste solenni parole: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio” (Mc 1,1) e, pochissimi versetti dopo, dice che Cristo proclamava il “vangelo di Dio” (Mc 1,14). Dunque, la lezione che noi subito cogliamo è questa fondamentale verità che è il cuore della nostra fede: Il vangelo, la buona e bella notizia di Dio non è solo un libro, un racconto, né la esposizione di determinate verità. No, il Vangelo è la persona e l’opera di Gesù.
Certo, la parola ‘vangelo’ noi l’abbiamo ristretta ad indicare un libro scritto, ma in sé vuol dire semplicemente questo: bella notizia. E la buona notizia che Cristo annuncia riguarda una liberazione. Ma da cosa? Innanzitutto da quell’idea che facciamo fatica a toglierci dal cuore e cioè che pensiamo di poter conquistare la benevolenza di Dio, compiendo opere buone. La vera novità che invece annuncia oggi Gesù è che in Lui la benevolenza di Dio in maniera assolutamente gratuita si è fatta vicina a tutti noi, cioè ha fatto Lui il primo passo, prima ancora di sapere o di avere una nostra risposta.  “Il regno di Dio si è fatto vicino” Ed è proprio Lui, il Cristo che sta di fronte a noi.
Questa dunque è la buona e bella notizia: In Gesù Dio si è fatto vicino. E all’interno di questa buona notizia ce n’è pure un’altra: L’immagine di Dio che Gesù ci dà è che Lui non è come talvolta ce lo hanno insegnato, cioè un padrone assoluto per arrivare al quale noi dobbiamo fare qualcosa e non farne altre. Questo modo di presentare la nostra relazione don Dio attraverso il criterio della giustizia retributiva è totalmente superato da Gesù. Lui è venuto a dirci che il primo passo l’ha già fatto Dio suo Padre, venendo verso di noi. Il nostro allora sarà un accogliere o un rifiutare.
Nel vangelo di oggi abbiamo ascoltato poi le prime chiamate di Gesù: Quando dice a Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni e a noi oggi: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini” (Mc 1,17) allude alla mentalità del tempo che guardava al mare come alla sede delle forze del male, per cui pescare gli uomini tirandoli fuori dal mare vuol dire salvarli dalla morte. Ebbene, questa è la missione dei chiamati, dei discepoli di Gesù, dunque anche la nostra missione, con tutte le diversità legate alla varietà delle nostre vocazioni particolari. I discepoli di Cristo hanno nel mondo questo compito arduo ed esaltante: strappare l’umanità dal dominio del male, in tutte le sue forme e portarla a gustare invece con ebbrezza i frutti e la gioia del bene.
Ma diciamoci con grande franchezza che tutti sperimentiamo ogni giorno la fatica di vivere avendo a cuore questo compito e questa responsabilità. Ecco perché Gesù inizia la sua predicazione esortandoci alla conversione: Si tratta di cambiare mentalità e di conseguenza cambiare stile di vita. Gesù, ci ha raccontato oggi l’evangelista Marco, incomincia la sua predicazione proprio con questo invito: “Il tempo è compiuto, e il Regno di Dio è ormai in mezzo a noi, convertitevi”. non è più tempo di attesa, non c’è niente da attendere, ma è sempre il momento di decidersi.
Conversione vuol dire allora andare oltre il pensiero abituale, convenzionale che tutto giudica, tutto programma, tutto calcola; vuol dire invece vedere la vita, gli altri, il mondo, in modo nuovo, alla luce di quello che ci dice Gesù, resistendo a tutte quelle pressioni che riceviamo dal mondo che ci circonda. Convertirsi, dunque, non vuol dire cambiare religione, come siamo abituati a pensare, ma cambiare mentalità, cambiare cuore, cioè: credere, affidarci a Dio e a lui solo e non alle sicurezze e alle abitudini terrene.
Il tempo è compiuto” (Mc 1,15). Ci ha detto Gesù oggi, non c’è più nulla da aspettare, il tempo è arrivato, il tempo è propizio. Attraverso l’ascolto della Parola, la celebrazione dei Sacramenti e l’impegno concreto nella Carità noi possiamo fare di questo tempo che il Signore ci dona di vivere un tempo di grazia, liberandoci dall’abitudine di viverlo nella lamentela continua per le cose che non vanno. È il tempo in cui il Signore è con noi e ci accompagna nell’impegno di trasformare il mondo.
Oggi, poi, per il secondo anno celebriamo, per volere del Papa Francesco, la “Domenica della Parola”. In modo particolare siamo invitati a riflettere sull’importanza che riveste nella nostra vita di credenti l’ascolto della Parola. Tutto comincia da qui, dalla Parola ascoltata con fede e amore. Ed è questo ascolto che ci cambia il cuore e la vita! Perché la Parola del Signore, una volta che è ascoltata con fede, è come una immensa energia divina che trasforma il nostro cuore e la nostra stessa vita. Ma, permettete che vi dica: che tristezza prendere atto che tanti cristiani non ritengono importante questo ascolto. La prova è che ben pochi dedicano il tempo necessario a questo ascolto nella propria vita spirituale; molti di quanti frequentano assiduamente la liturgia domenicale arrivano abitualmente in ritardo, quando cioè la lettura della Parola di Dio è già quasi del tutto compiuta…Permettete che vi dica con franchezza: se non ascoltiamo la Parola di Dio, dove attingiamo la luce che ci guida nella vita e la forza per compiere veramente ciò che Lui ci chiede?
Ecco allora un proposito molto concreto che possiamo e dobbiamo fare tutti oggi: impegnarci di più per ascoltare con più assiduità e fedeltà la Parola di Dio.