Omelia VI Domenica di Pasqua

09-05-2021

OMELIA
VI Domenica di Pasqua
Andria, 9 maggio 2021
Letture:
At 10,25-27.34-35.44-48
Sal 97
1Gv 4,7-10
Gv 15,9-17

Devo confessarvi che, mentre nei giorni scorsi preparavo l’omelia per questa domenica, ho subito una forte tentazione: quella di non parlare. Mi son detto: “Che vado a dire? I testi che ci troviamo davanti sono così chiari, sono così belli, che ogni parola di commento sarebbe di troppo”. Solo chi non vuol capire non capisce!
Tutto parte dall’affermazione di San Giovanni nella seconda lettura: “Dio ci ha amato per primo. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma Lui ci ha amati”.
Parole che ci fanno capire come l’amore di Dio è veramente una realtà molto diversa da come concepiamo noi l’amore. Noi amiamo ciò che ci piace, ciò che ci interessa, ci attira; prima dell’amore c’è la simpatia, il piacere, per cui facciamo le dovute distinzioni: persone che amiamo e persone che al massimo rispettiamo ma che certamente non amiamo. Dio invece ama tutti noi, indipendentemente da quanto noi meritiamo di essere amati. Dio ama tutti …e tutti alla stessa maniera; anzi se proprio fa preferenze, Dio ama i più deboli, i più poveri, i più lontani dal suo cuore di Padre. Il suo, dunque, è atto di pura gratuità assoluta; Lui ci ama mettendo nel conto che mai e poi mai nessun uomo potrà ripagarlo, potrà restituirgli anche una pur piccola briciola del suo amore.
Questo sorprendente amore di Dio ci è stato rivelato da Gesù: le parole che ha detto, i gesti che ha compiuto, fino al gesto supremo del sacrificio sulla croce, sono la manifestazione piena e definitiva dell’amore di Dio. Tutto il messaggio di Gesù lo possiamo riassumere dicendo con San Giovanni: “Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui”. Così scopriamo, alla luce di questa rivelazione, che non solo Dio è amore, ma anche che l’uomo è amore. Noi siamo amore, viviamo per amore; l’amore è l’humus vitale della nostra esistenza.
La sera della cena, dopo una vita intera a dirlo e a raccontarlo ai suoi discepoli, attraverso tanti gesti e parole, Gesù, compie i gesti decisivi dell’amore: un pane che si spezza, un vino che viene versato, un maestro che si toglie la veste e, assumendo la condizione di servo, lava i piedi ai suoi discepoli. E dopo aver compiuto questi gesti, tutti carichi di mistero, ecco la conclusione, la lezione che lascia ai suoi discepoli, a noi: dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri… E poi ancora, le parole del brano di oggi: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato”.
È dunque un comandamento, non un pio consiglio. Ma intuiamo già la difficoltà: come si può amare per comando? Come si può amare per obbedire ad un ordine? Si può, ma solo uscendo dalla logica dell’amore umano ed entrando nella logica di Dio. In fondo non abbiamo detto forse che l’uomo è amore? Ebbene, Dio ci comanda ciò che è il nostro vero bene, la nostra salvezza. L’amore è il codice genetico del nostro essere ma, insieme a questo codice, c’è anche una realtà di egoismo e di orgoglio che come virus duro da combattere, ammorba la nostra esistenza, sicché noi talvolta chiamiamo amore ciò che invece è solo forma sublime, altissima di egoismo.
Declassiamo così l’amore a puro sentimento, svalutiamo la fedeltà come incatenamento asfissiante e impossibile, viviamo la pratica del dono all’interno di una logica commerciale. Gesù, invece, chinandosi ai piedi dei discepoli ci ricorda, e solo in questo senso ce lo comanda, che primo passo dell’amore è l’abbassarsi, non dunque, la logica della conquista, ma quella del dono. Dunque chi non capisce, chi non vuol capire tutto questo, è infelice, si autocondanna ad essere perennemente insoddisfatto e diventa fonte di infelicità per tutti.
Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. In quel “come” c’è tutto, vuol dire tante cose: vuol dire che misura, modello, esempio d’amore, per il credente, è Lui, Gesù. Come ha fatto Lui così dovrà fare il credente. C’è dunque un discorso di impegno, di fatica, in una parola, di croce. Ecco che la croce, il sacrificio è sostanza dell’amore, di ogni amore.
Intorno alla mensa dell’amore, chiediamo oggi al Signore che non smetta mai di amarci, che abbia pazienza con le nostre insufficienze e che ci aiuti a vivere il precetto dell’amore come Lui ci ha amati.