XXVI Domenica del tempo ordinario

27-09-2020

OMELIA
XXVI Domenica del tempo ordinario
Andria, Chiesa Cattedrale, 27 settembre 2020
Letture:
Ez 18,25-28
Sal 24
Fil 2,1-11
Mt 21,28-32

Se potessimo riassumere la Parola che oggi abbiamo ascoltato in una frase, in uno slogan, potremmo dire così: oggi è la domenica dei fatti, la domenica che ci invita a fondare la nostra vita di fede non sulle parole, ma sui fatti. Sì, perché molto spesso noi pensiamo che per essere cristiani basta dirlo, basta mettersi una divisa, un distintivo…
Il cristianesimo non è un abito, un vestito che si mette in certi momenti della vita e poi si toglie; per esempio: il giorno in cui si battezza un bambino, il giorno in cui si va ad un funerale, a un matrimonio, il giorno in cui si partecipa ad una festa, il giorno in cui ci si mette una divisa, si sfila in processione dietro ad uno stendardo…; facciamo queste cose e diciamo: “Noi siamo cristiani”.
La parola del Vangelo che abbiamo ascoltato ci invita invece ad essere più seri col Signore, che non merita di essere preso in giro con le nostre chiacchiere, e le nostre sfilate. La parabola del Vangelo è chiara: un signore aveva due figli (sembra l’inizio della parabola del figliol prodigo, ma non è quella anche se l’inizio è uguale, ma poi sotto sotto c’è lo stesso pensiero), dice al primo figlio: “Figlio, va oggi a lavorare nella mia vigna”. Anche nella pagina che abbiamo ascoltato domenica scorsa – ricordate – si parlava di un padrone che esce a tutte le ore per chiamare operai: “Andate a lavorare nella mia vigna”, e noi, commentando quelle parole, dicevamo che tutti siamo chiamati ad essere operai nella vigna del Signore.
La vigna del Signore è il mondo, è la storia, è la vita e in questa vigna noi come cristiani abbiamo tutti dei compiti da svolgere, non possiamo essere cristiani soltanto nella vita privata. Riprendiamo la riflessione che facevamo già domenica scorsa. Ci dobbiamo sentire sempre tutti impegnati a vivere ogni giorno, in ogni momento, la nostra appartenenza a Cristo.
Il Signore, dunque, rivolge a ciascuno di noi le stesse parole che dice al figlio della parabola: “Va a lavorare nella mia vigna”, le stesse parole che rivolgeva ai fannulloni, agli sfaccendati domenica scorsa: “Andate a lavorare nella mia vigna”. Il figlio della parabola di oggi rispose: “Sì, sì, certo!”, convinto che al padre basta dire sì con le parole. Ma la parabola prosegue laconica: “Ma non andò”!
Ecco, noi assomigliamo molto spesso a questo figlio della parabola, perché diciamo di essere cristiani a parole, ma poi nella vita pratica non lo siamo, per niente proprio. Vogliamo fare degli esempi? Noi siamo tutti cristiani, ad Andria, il 99% o giù di lì, tutti battezzati e tutti cristiani. La nostra città dovrebbe essere un paradiso terrestre, un paradiso di pace, di amore. Tutti fratelli, tutti battezzati; molti, certo non tutti, vengono anche a messa tutte le domeniche, o quasi, partecipano ai funerali, …e poi bisogna sposarsi in Chiesa, bisogna mettere l’abito bianco… Che scherziamo? Quindi noi ci dichiariamo cristiani, però poi alla prova dei fatti non è così, perché Andria non è un paradiso, per niente, è un purgatorio, per tanti qualche volta è persino un inferno.
Quanto male c’è, quanta cattiveria! E non pensiamo a quelli che non vengono in Chiesa, perché sarebbe comodo puntare il dito e dire: “Quelli!”, sì, magari c’è qualcuno che ha fatto la scelta del male, però chiediamoci: sono pochi o tanti quelli che non hanno fatto la scelta del male a parole, ma in concreto poi, nella vita pratica, nelle piccole scelte di vita quotidiana si dimostrano tutt’altro che cristiani: si ruba, si dicono cattiverie, si fanno imbrogli, si gestisce in maniera scorretta il denaro, si abusa delle proprie posizioni di potere e di comodo per far violenza ai deboli, ai poveri…
Comprendete allora quanto è serio il Vangelo oggi? Facciamo un altro esempio: se talvolta si deve girare per mesi, bussando di porta in porta per trovare la casa ad una famiglia di sventurati e ricevere solo delle risposte negative, ditemi voi, Andria è un paese di cristiani? È facile dire che siamo cristiani, perché in certi momenti ci teniamo a stare in Chiesa, ma la vita concreta, i fatti, l’impegno per la verità e l’amore dove sta? Diciamo tante menzogne, tante bugie, facciamo tante ingiustizie e cattiverie, l’impegno per aiutare i deboli e i deboli che vengono invece sfruttati e calpestati… Comprendete quanto è importante?
Figlio, va oggi a lavorare nella mia vigna”. “Si signore, ma non andò”. In questo figlio che dice sì, ma poi non fa la volontà del padre, io vedo me, vedo tutti noi che a parole diciamo tante belle cose, ma poi alla prova dei fatti facciamo tutto il contrario. In questo figlio io vedo quelli che magari quando mi incontrano mi fanno tanti rispettosi saluti: “Buon giorno, eccellenza…”, il rispetto al Vescovo per carità, non si nega, però poi si prende il Vangelo e lo si fa a pezzi
Il secondo figlio è almeno più sincero; quando il padre gli dice: “Figlio, vai a lavorare”. “non ne ho voglia!”, però poi, dice il racconto, pentitosi, ci andò. Ecco la lezione per noi: Un cattivo, un violento, prima o poi, si può pentire, ma uno che si crede giusto non si pente mai, è un disastro. Da un cattivo, da un delinquente uno può aspettare e sperare la conversione, ma da uno che si crede giusto, da uno che si accontenta di dire sì, ma poi fa il comodo proprio, quello non si pente mai, perché è convinto di stare nel giusto, tanto non se ne accorge nessuno, non lo sa nessuno…
Ma Dio ci vede, Dio sa tante cose; le nostre magagne possono sfuggire a chi ci sta intorno perché siamo bravi a coprirci, ma a Dio no, Dio sa e vede tutto. Ecco perché Gesù conclude la sua pagina stasera con una parola che sembra quasi di rimprovero; assurdo, ci fa vergognare. “I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno di Dio”. “Possibile?”, diciamo noi, tutte le nostre rampogne vanno a quelle persone e non pensiamo che tante volte dietro quelle persone ci sono altri che non stanno sulla strada, ma dietro le scrivanie, in doppio petto, a gestire traffici illeciti. Comprendete allora che voleva dire il Signore? Un altro esempio: in alcune parti spero non ad Andria alcuni ragazzini di dodici, tredici anni vengono impiegati a fare i corrieri della droga perché tanto, anche se li prendono, sono minorenni e non gli possono fare niente… Ma stiamo scherzando? Possiamo giocare così con il Signore?
Cari fratelli, la Parola di oggi ci chiede insomma riflessioni coraggiose, esami di coscienza altrettanto coraggiosi, e propositi seri, decisioni forti di cambiare vita perché sia sempre più segnata dal Vangelo.
AMEN!