Nella Memoria del 69° Anniversario del pio Transito del Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna

02-01-2021

OMELIA
nella Memoria del 69° Anniversario del pio Transito
del Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna, Vescovo di Andria
e del conferimento del ministero dell’Accolitato
al seminarista Antonio Granata
Andria, Chiesa Cattedrale, 2 gennaio 2021.
Letture:
1Gv 2,22-28
Sal 97
Gv 1,19-28

Carissimi fratelli e sorelle,
In questi primi giorni dell’anno nel lezionario feriale ci accompagna l’Apostolo Giovanni con la prima delle sue Lettere e con il primo capitolo del suo Vangelo. Nella sua lettera Giovanni ci ha esortati, riprendendo un invito che Gesù ha insistentemente rivolto ai suoi nella sera della cena, a “rimanere in Lui”. C’è sempre il pericolo che dopo aver atteso e preparato con impegno la venuta del Salvatore con il cammino di Avvento, ora che è venuto, dopo i festeggiamenti per il suo arrivo, ben presto ci dimentichiamo di lui perché affaccendati nelle nostre occupazioni di sempre, che, purtroppo possono essere anche di carattere pastorale, ma manca il rapporto con Lui, il Signore. E questo accade un po’ a tutti, a cominciare da noi, presbiteri e diaconi. Quanto mai opportuno dunque l’invito dell’Apostolo: “Rimanete in Lui”:
E poi, nel Vangelo che abbiamo ascoltato stasera i versetti che seguono al maestoso inno al Verbo che si è fatto carne, inno che abbiamo letto nella sera di Natale.
Il brano che abbiamo letto stasera ci ha fatto accostare dunque alla figura del Battista che mentre esercita il suo ministero di battezzatore nel deserto, viene raggiunto da sacerdoti e leviti, uomini del tempio, inviati dalle autorità per chiedergli notizie precise sulla sua identità. Spicca la domanda cruciale: “Tu chi sei”? E lui si affretta nel dire con chiarezza, a scanso di ogni possibile equivoco, di non essere lui il Cristo, ma di avere invece una missione da compiere: quella di preparare la strada al Maestro, perché il tempo dell’attesa si era ormai compiuto.
Ogni cristiano che legge questa pagina, e dunque anche ciascuno di noi stasera, accompagnato e stimolato dalla guida severa ed esigente del Battista, deve sentirsi sollecitato e interpellato da quella domanda e deve in qualche modo sentirla rivolta a sé: “Tu chi sei?”.
Cari fratelli e sorelle, sollecitati dunque da questa pagina evangelica, ciascuno di noi con grande serietà senta rivolta a se stesso la domanda del Battista: “Tu, chi sei?”
Questa domanda, dalla quale dovremmo sempre sentirci incalzati, quasi ci costringe a verificare sempre da capo, senza darla mai per scontata, la nostra fedeltà di vita alla nostra vocazione battesimale innanzitutto e a quella al ministero sacro per noi Diaconi, Presbiteri e Vescovo, ministero al quale, è bene ricordarcelo sempre, senza alcun nostro merito, siamo stati chiamati e nel quale stiamo impegnando la nostra esistenza.
In concreto, però, porci la domanda: “Io chi sono?” equivale a chiederci con un serio e coraggioso esame di coscienza: io vivo nella fedeltà al fatto che sono diventato: figlio di Dio e membro vivo della Chiesa con il Battesimo?  E noi, ministri sacri viviamo nella fedeltà al fatto che con l’Ordine Sacro siamo diventati Immagine viva di Cristo buon Pastore? Avvertiamo tutti come stringente il dovere di diffondere la bella notizia del Vangelo con tutto ciò che diciamo e facciamo? E quando ci troviamo davanti a questo continuo esame di coscienza, per favore, non pensiamo necessariamente a grandi opere, pensiamo piuttosto allo scorrere quotidiano del fiume della vita, con le sue gioie e i suoi dolori, le sue fatiche e le sue speranze, come ci dice il Concilio nella Gaudium et Spes. È proprio lì, nello scorrere della nostra quotidianità della vita anche ecclesiale, che Giovanni il Battista esercita oggi per noi ancora la sua missione di orientarci a Cristo e lui stesso diventa modello da imitare.
Sì, egli è per tutti noi modello soprattutto per il fatto che, da come si presentava, come vestiva e come parlava, non attirava in alcun modo l’attenzione su di sé. Il Battista ci invita così a lottare contro la tentazione di scadere in una cura eccessiva di tutto ciò che è solo esteriorità, in una sorta di competizione pastorale tra noi, ma ci chiede di essere tutti, come lui, nient’altro che un dito puntato per orientare l’attenzione non sulle nostre persone e le nostre esteriorità, ma unicamente su Gesù e su Lui solo, che è ormai da venti secoli in mezzo a noi ma che purtroppo noi non conosciamo ancora e mai in pienezza.
Ecco allora che il Signore, nella sua infinita sapienza e provvidenza, mette sulla nostra strada figure esemplari proprio per richiamarci all’impegno della fedeltà alla nostra vocazione. I due santi Vescovi che oggi la liturgia ci fa ricordare: i santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, due santi vescovi che erano anche due grandi amici. Pensate, san Gregorio, descrivendo la sua amicizia con Basilio, dice queste belle parole: “Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di essere il primo”. E come non pensare oggi, anche, alla bella e santa figura di Mons. Giuseppe Di Donna. Siamo più che convinti che, nel misterioso disegno della provvidenza, questa ci è stata donata proprio per richiamarci tutti a prendere sempre più sul serio la nostra fedeltà a ciò che siamo: Battezzati, cioè immagine viva di Gesù Cristo, figlio di Dio, Ministri sacri, Immagine anche noi viva di Gesù Pastore che offre la vita per le sue pecorelle.
E penso allora che dobbiamo ringraziare continuamente il buon Dio per aver dato alla nostra Chiesa questa bella figura di un pastore santo, e anzi, dovremmo ispirarci di più a lui, soprattutto noi pastori, nell’esercizio del ministero che ci è stato affidato. Di certo egli è stato ed è ancora per tutti noi una vera e viva immagine di Gesù Pastore delle nostre anime.
E, ovviamente, insieme al ringraziamento, vorrei ancora invitare tutti a pregare Dio Padre e Signore perché conceda qualche segno che ci permetta di veder così riconosciuta in pienezza dalla Chiesa la sua santità di vita.
Si inserisce in questa bella celebrazione il Rito di Istituzione al ministero di accolito per il nostro giovane seminarista Antonio Granata. Mentre taglia il traguardo di questa nuova tappa nel suo cammino verso gli Ordini Sacri, vogliamo augurare ad Antonio che faccia davvero tesoro di queste belle figure di santità che la liturgia e la vita diocesana oggi ci mette davanti. Si faccia da essi ispirare per intensificare con sempre maggior entusiasmo il suo servizio alla Santa Eucaristia e il suo cammino verso la meta del sacerdozio ministeriale.