Omelia II Domenica dopo il Natale

03-01-2021

OMELIA
II Domenica dopo il Natale
Andria, 3 gennaio 2021
Letture:
Sir 24,1-4.12-16
Sal 147
Ef 1,3-6.15-18
Gv 1, 1-18

Ancora una volta è risuonato per noi un Vangelo bellissimo, anche se apparentemente un po’ arido, è lo stesso che si è letto la sera di Natale: “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Dicevo, apparentemente un po’ arido, infatti non è né un racconto e né un discorso, è una meditazione sull’avvenimento che noi stiamo celebrando in questi giorni.  Il racconto lo abbiamo udito nei giorni del Natale, lo abbiamo visualizzato con i nostri presepi, lo abbiamo cantato con le nostre nenie natalizie. Ma ci dobbiamo chiedere: che senso ha questo avvenimento per la nostra vita? Che cosa succede nella nostra vita, ora che il Verbo si è fatto carne?
E comincio col fermarmi a meditare con voi sulle battute iniziali del brano evangelico. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tre passaggi di un unico cammino: il Verbo, una parola che traduce l’originale greco e poi latino “la parola”. Gesù è la parola che Dio dice al mondo. Noi viviamo in un’epoca particolare, nella quale ci sono molti verbi, molte parole, molti pontefici, ognuno con la sua verità: c’è la verità politica, c’è la verità economica, c’è la verità sociale, la verità scientifica…la vita del mondo oggi sembra come una grande bancarella in cui c’è di tutto e il Libro, la parola del Vangelo sta in mezzo a tante altre parole. E noi siamo frastornati, disorientati, proprio perché vediamo messa sullo stesso piano la parola di Dio con tutte le altre parole di questo mondo.
Il Vangelo di oggi ci avverte: stiamo attenti a non entrare nella confusione pure noi. Il Verbo era Dio, la parola del Vangelo, la parola che è Gesù non è sullo stesso piano di tutte le altre parole di questo mondo; se io devo scegliere se ascoltare Gesù o ascoltare un altro santone di questo mondo, non mi trovo a fare una scelta di due cose che stanno sullo stesso piano, assolutamente no. Noi cristiani dobbiamo essere convinti che la Verità è una, Dio è uno, la Via per la salvezza, per la vita è una. Così, lungo il brano, noi troviamo delle immagini chiare, non si può equivocare: Lui era la vita – dice San Giovanni – Lui era la luce, e dinanzi a questo dobbiamo prendere posizione: o sì o no, o l’accetto o la rifiuto; non posso dire: “Sì, però…” e, così, mentre dico sì a questa verità, nei fatti dico sì anche ad altre verità. No, questa cosa non è possibile, la mente umana si ribella, non può essere vero tutto e il contrario di tutto; viviamo in tempi di grande confusione, e a questo punto si salvi chi può, perché con questo modo di vivere, che cosa possiamo costruire? In queste condizioni, potremo mai costruire un mondo vero, giusto, bello? E non diventano, allora, tutti i nostri pensieri, tutte le nostre aspirazioni solo chiacchiere? Come possiamo aspirare alla pace, per fare solo un esempio che sta molto a cuore a Papa Francesco, se poi teniamo in piedi nel nostro cuore, nella nostra società strutture di peccato, strutture di ingiustizia?
Il Verbo era Dio, la parola di Dio è la verità sul mondo, sulla vita, sul destino dell’uomo, ma purtroppo succede – San Giovanni ci avverte di ciò – che la luce viene tra le tenebre e le tenebre non l’accolgono. É logico che non l’accolgono, non la possono accogliere, perché se ci sono le tenebre, non c’è la luce, se c’è la luce, non ci sono le tenebre, luce e tenebre non possono stare insieme. E le tenebre, che a volte diventano dei sistemi di vita, fanno guerra alla luce e così comprendiamo perché la vita della Chiesa in questi duemila anni, pur se seminata di tanti errori e di tanti peccati di uomini di Chiesa, è anche una vita di martiri, di gente che ha pagato con il sangue la sua fedeltà alla luce. Chiediamoci, allora: che posizione prendiamo noi di fronte alla luce, di fronte a Gesù? L’abbiamo veramente accolto nella nostra vita?
La seconda riflessione: questo Verbo, – dice San Giovanni – si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a noi, l’abbiamo ripetuto anche nel Salmo responsoriale. Abbiamo questa presenza nella vita, nella storia degli uomini. Per noi credenti la storia umana non è una storia, come si dice oggi, laica, come per dire “dove Dio non c’entra, chi ci crede se lo cerca” No! Il Verbo è venuto ad abitare in mezzo a noi, abita con noi, e noi con la sua presenza dobbiamo fare i conti, prima o poi.
Ma ci viene subito in mente la parola di San Giovanni Battista ascoltata in tempo di Avvento: in mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete. Immaginate un grande condominio in cui viene un inquilino nuovo che nessuno conosce e i commenti sono: “Ma chi è quello? Da qualche mese sta qui. Chi sarà? Come si chiamerà? Non sappiamo niente di lui”. Chi è quello là? Chi è questo inquilino della nostra storia? Se ci pensiamo ci vengono i brividi: sono duemila e venti anni a ancora tanti non conoscono questo inquilino che è il Verbo, è la parola di Dio, è Dio. Forse anche perché quelli che lo conoscono non fanno abbastanza per presentarlo agli altri.
Certo è che questo inquilino un bel giorno dirà: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete…”, e poi, come non ricordare che questo inquilino dice delle cose un po’ strane: “Beati i poveri in spirito, beati i miti, beati i puri di cuore…”? Dunque, di fronte alla verità non si può temporeggiare, o si dice un bel sì, con tutta la fatica e con tutte le cadute, oppure è meglio dire no ed è forse più dignitoso. Oggi, guardate, c’è più da temere la mediocrità e l’inconsistenza di tanti cristiani che non l’opposizione chiara e netta di chi si mette contro e tu sai che è contro. Oggi i peggiori nemici del Vangelo, le peggiori tenebre che ostacolano la luce sono proprio quei cristiani che a parole si fregiano di essere luce, ma poi nella vita, nei comportamenti quotidiani sono chiaramente all’opposto.
Allora, nell’incamminarci in questo nuovo anno – siamo nelle prime giornate di un anno nuovo – ricordiamoci sempre che il Signore è con noi, cammina con noi, vive con noi. Camminiamo dunque con Lui!