Omelia IV Domenica del Tempo Ordinario anno A

29-01-2023

Letture:
Sof 2,3;3,12-13
Sal 145
1Cor 1,26-31
Mt 5,1-12

Carissimi,

Nella pagina evangelica di oggi abbiamo appena letto che Gesù salì sulla montagna e lo seguiva molta folla. Ecco, Gesù oggi anche a noi chiede di andare con Lui “sulla montagna”, perché in alta quota intanto l’aria è più pulita e poi, quando si arriva un po’ più su, si vedono le cose un po’ diversamente da come le si vedono quando si è dentro. Siamo capaci, se andiamo ad alta quota, di fare delle riflessioni un po’ più serie e anche più ardite, senza lasciarci troppo travolgere dalle contraddizioni della vita che scorre.

Bene! Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. È sempre così! Quando si tratta di far rumore, di fare cose eccentriche, siamo folla; quando si tratta di dare insegnamenti seri che chiedono riflessione, che chiedono impegno, siamo discepoli. Ecco dunque queste due categorie di persone che subito si diversificano accanto a Gesù: la folla e i discepoli. La folla è anonima, la folla diventa ad un certo punto gregge di pecoroni che credono al primo venuto. I discepoli invece si mettono in ascolto e accolgono la parola del Maestro.

E dunque oggi anche noi siamo saliti con Gesù sulla montagna. E siamo discepoli intorno a Gesù, che ci dice: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. E così, con questa formula, Gesù ci fa assistere come ad una processione. Proviamo a vedere la sequenza, di questi gruppi che si susseguono e che Gesù presenta come i “beati”: beati i poveri in spirito, beati gli afflitti, beati i miti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace, beati i perseguitati per causa della giustizia. Ecco la nostra processione che sfila davanti ai nostri occhi. E la riflessione di oggi per noi la potremmo così definire, con una domanda: di questa processione noi siamo protagonisti o spettatori? Cominciamo a vederla da vicino.

Beati i poveri in spirito”. Questo è il primo gruppo che sfila davanti a noi: i poveri in spirito. Chi sono? Come si fa ad essere povero in spirito? Sono persone che davvero trovano solo in Dio la loro ricchezza e la loro gioia. Siamo poveri in spirito quando consideriamo Gesù come la nostra unica vera ricchezza: Gesù, la sua Parola, la sua grazia, il suo amore, la sua pace, è quella l’unica ricchezza, tutto il resto passa, finisce, non serve per riempire veramente una vita. Certo, sappiamo bene che c’è qualcuno che del regno dei cieli non sa che farsene, perché ha il suo bel regno su questa terra. Ognuno insomma si sceglie il suo regno…

Beati gli afflitti”. Gli afflitti, le persone che piangono, e sappiamo bene che si piange per tanti motivi: per malattie, per un lutto, a volte improvviso e tragico, si piange perché si subiscono talvolta terribili ingiustizie, si viene calpestati nella dignità… Quanti afflitti! Quanti! Tanti veramente! Potremmo dire che il mondo si può dividere in due metà: da una parte ci sono quelli che piangono e dall’altra parte ci sono quelli che fanno piangere e molto spesso noi saltiamo da una parte all’altra così, con tanta leggerezza.

Beati i miti Chi sono i miti? Cos’è la mitezza? Persone che ripudiano la violenza come metodo per risolvere i problemi, come scelta; persone che cercano comunque, sempre, in ogni circostanza, dalle più semplici alle più complicate, le soluzioni che vengono dal cuore, dalla ragione, dalle fede e mai le soluzioni che vengono dalla rabbia, dalla violenza, dalla vendetta.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”. Fame e sete di giustizia! Ma noi ce li immaginiamo? Quante masse umane vivono in condizioni di terribile disagio, di povertà, di fame, di ingiustizia? Ma è possibile tutto questo? C’è chi muore di fame, perché non ha da vivere e c’è chi invece ne ha così tati che se li gioca nella speranza di averne di più!

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” La misericordia è la virtù di Dio: Dio è il Padre della misericordia. Tornare alla misericordia di Dio significa anche tornare ad avere un cuore misericordioso verso i fratelli, non vivere sempre con le pietre in mano da scagliare sui fratelli che sbagliano. E ci aiuta ad essere misericordiosi il pensiero che, in fondo, tutti sbagliamo.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. I puri di cuore! Chi sono i puri di cuore? Quando il nostro cuore è puro? Proviamo a fare degli esempi: Noi a volte ci mettiamo un capo di lana e diciamo: “Questo è di lana pura”, indossiamo una collana d’oro e diciamo: “Questa è di oro puro”. Quando il cuore è puro? Quando è sgombro da pregiudizi, quando è sgombro da cattiverie preconcette, quando è veramente capace di far corrispondere totalmente la parola al sentimento. E noi dobbiamo dirci con tanta verità che siamo qui perché non siamo puri di cuore. E per questo dobbiamo sempre chiedere al Signore che ci purifichi il cuore.

Beati gli operatori di pace. Beati i perseguitati per causa della giustizia”. Vedete che processione, che sfilata davanti a noi! E fra poco all’altare io proclamerò ancora un’altra beatitudine e dirò: “Beati gli invitati alla cena del Signore”. Noi non siamo qui spettatori più o meno attenti, interessati, o, Dio non voglia, più o meno scocciati. No. Siamo beato perché invitati, stiamo intorno ad una mensa, stiamo mangiando la Parola, il Pane di Dio, il Pane di vita e fra poco tanti di noi si accosteranno al Pane dell’altare.

Chiediamo dunque al Signore che ci inserisca in qualcuno di questi gruppi di beati e ci faccia partecipare alla processione della vita, a quella che giunge festante alla casa del Padre dove tutti, solo lì, potremo trovare gioia piena, pieno appagamento ad ogni nostro più profondo desiderio di vita e di bene.
AMEN!