Omelia XXIX Domenica del tempo ordinario

17-10-2021

OMELIA
XXIX Domenica del tempo ordinario
Celebrazione di apertura del cammino sinodale
della Chiesa di Andria
Domenica 17 ottobre 2021

Letture:
Is 53,2.3.10-11
Sal 32
Eb 4,14-16
Mc 10 35-45

Ritengo che sia una coincidenza davvero provvidenziale il fatto che oggi, mentre stiamo celebrando questo evento così importante che è l’inizio del cammino sinodale delle Chiese locali in Italia, siamo stati chiamati a meditare questa bella pagina del Vangelo in cui si parla delle ambizioni degli apostoli.

Il Vangelo di Marco ci ha raccontato che due tra i dodici, i fratelli Giacomo e Giovanni, si avvicinano a Gesù e chiedono un trattamento particolare rispetto agli altri dieci; è il classico sgambetto che vogliono fare ai loro compagni. Questa la richiesta: “Quando stabilirai il tuo regno, dai a noi i primi posti, i posti migliori, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Ecco le ambizioni! E, dicevo, è una coincidenza veramente provvidenziale parlare di questo tema proprio oggi. Il Papa ci chiede di metterci in ascolto dello Spirito per comprendere su quali strade ci sta chiamando l’annuncio del Vangelo.

Perché dico una coincidenza provvidenziale? Perché mentre il mondo è tutto teso alla corsa verso i primi posti, le ambizioni in tutti i campi, la pagina ascoltata ci obbliga a riconoscere che c’è la caccia ai primi posti, ci sono ambizioni anche all’interno di una comunità ecclesiale. E tutto questo è in grande contrasto con ciò che ci chiede Gesù. A volte non si sa mai se chi vuol fare qualcosa lo fa con autentico spirito di servizio o lo fa soltanto per raggiungere un posto che per lui è solo occasione di potere. Quanta parte della nostra vita è rovinata, avvelenata dalle ambizioni! Purtroppo è così! E può capitare in casa, tra fratelli, tra colleghi in un ufficio, in un lavoro. E può capitare, e di fatto capita, anche nella comunità ecclesiale!

L’ambizione è un terribile veleno che noi ci portiamo dentro; siamo fatti così, è inutile negarlo! I due fratelli, Giacomo e Giovani, hanno chiesto per loro, spinti dall’ambizione, un posto di prestigio. Proprio prima di questo episodio Gesù aveva parlato della sua croce ormai vicina. Gesù diceva queste cose e i suoi discepoli, invece, pensavano ai loro primi posti; evidentemente non lo ascoltavano, perché distratti da altro, proprio come capita a noi: Gesù parla, domenica per domenica, ci dice tante cose, ma noi lo ascoltiamo veramente?

Alla domanda dei due fratelli apostoli, Gesù risponde: “Voi non sapete quello che chiedete”. Una risposta raggelante, della serie: Ma voi non vi rendete conto di quello che state dicendo. Io ho appena finito di parlare di croce e voi mi fate queste domande. E quel che è peggio è che le ambizioni non sono soltanto in quei due, ci ha detto il Vangelo: “All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni”; e anche loro, divorati dalle stesse ambizioni, non sopportano che quei due debbano avere loro i posti migliori. Ecco il Vangelo com’è vero; gli altri dieci si indignarono.

E Gesù, che si accorge di tutto, li chiama intorno a sé e gli dà la lezione che è per noi stasera: “I capi delle nazioni fanno a gara a chi è il primo, ma per voi che siete miei discepoli sono altri i criteri che devono guidarvi nell’agire, non le ambizioni. Se pure le avete, vincetele, sconfiggetele, ma non cedete alle ambizioni. Il discepolo di Cristo cerca di non farsene travolgere e opera con spirito di servizio, per cui il più grande non è chi ha più potere, chi ha posti più alti, il più grande è chi riesce a servire di più.

Tra voi non è così”. Noi siamo discepoli di Cristo, non possiamo fare come fanno tutti gli altri. Gesù oggi ci dice: “Voi siete i discepoli di un maestro che vince con la croce, donandosi, offrendosi e così dovete vincere voi, così dovete cambiare il mondo, così lo dovete salvare, seguendo me sulla croce, altro che primi posti. Il posto del discepolo di Cristo è uno solo: la croce che è dono totale, incondizionato, senza riserve, senza rimpianti.

Apriamo dunque ufficialmente il cammino sinodale con questa pagina del vangelo tra le mani e soprattutto nel cuore. Il Signore ci chiama ad amare, a prenderci cura del mondo che ci circonda; ci ricorda che con questo mondo noi siamo in debito di un compito altissimo che ci deve vedere tutti convintamente impegnati: dare a tutti, ogni giorno, la testimonianza di essere gente che crede seriamente nel vangelo e che si pone convintamente in alternativa rispetto ai modelli che vanno per la maggiore nello scorrere della società: il guadagno, il potere, l’efficienza, a vantaggio invece dei valori del vangelo che sono l’altruismo, il servizio disinteressato, il perdono gratuito sempre.

Saremo chiamati dalla tabella di marcia sinodale a non disperdere più in alcun modo energie preziose nella soluzione di beghe tra noi, ma a rendere con sempre più convinzione la Chiesa presente non solo nei luoghi propri della vita pastorale, i nostri ambienti, ma nella trama delle vicende umane, dove si consuma giorno per giorno la vita delle persone. Il verbo-chiave dunque che tutti dobbiamo convintamente imparare a declinare di più non è tanto l’invito al mondo: “venite!”, ma l’invito che ci dobbiamo fare l’un l’altro: “andiamo!” dove possiamo incontrare l’uomo di oggi, con le sue gioie e i suoi dolori, le sue fatiche e le sue speranze, dove possiamo e dobbiamo donare sempre a tutti solo e sempre aiuto e parole di fiducia e di speranza in un Dio che non ha mai smesso di amarci perdutamente. I crocifissi che vediamo sui nostri altari ogni volta che ci raduniamo per celebrare i divini misteri, ce lo ricordano instancabilmente e ci rimandano a tutti i crocifissi della storia. Essi attendono dai discepoli di Cristo di essere aiutati a tornare alla speranza e al desiderio dell’incontro rasserenante con il Dio della vita e dell’amore.

Perciò, buon cammino sinodale a tutti!